Indagine di Italia Longeva 2024 sulla long-term care: aumentano gli assistiti e i residenti sia in casa che nelle RSA. Persistono forti disparità territoriali. I servizi offerti e le ricerche disponibili risultano ancora insufficienti.
Cresce il numero degli anziani nel nostro Paese e, di conseguenza, i bisogni assistenziali e la richiesta di assistenza “a lungo termine”, sia a casa che in struttura. A rivelare i dati più recenti della long-term care è l’indagine annuale di Italia Longeva, la cui ottava edizione è stata recentemente pubblicata.
In Paesi come l’Italia, caratterizzati da un progressivo e rapido invecchiamento della popolazione e un crescente indice di dipendenza – si legge nell’introduzione –, l’efficienza dei servizi territoriali, incaricati di assicurare un’assistenza adeguata ai cittadini durante la loro vita comunitaria e nelle possibili transizioni tra vari contesti assistenziali, è un elemento cruciale nell’ecosistema sanitario. Questi servizi, che comprendono l’assistenza domiciliare, residenziale e semi-residenziale, costituiscono i pilastri essenziali della long-term care”.
In generale, sia i dati relativi all’ADI che quelli relativi alle RSA mostrano un’accelerazione del numero e della percentuale di assistiti e residenti.
Le cure domiciliari in Italia
Per quanto riguarda l’assistenza domiciliare, nel 2023 in Italia ne ha usufruito il 3,89% dei residenti over 65, ovvero oltre 540mila individui. Questo dato, il doppio rispetto a quello registrato nel 2014, dimostra il potenziamento di questa area fondamentale della long-term care. Tuttavia, il tasso medio nazionale, ancora inferiore al 4%, è lontano dall’obiettivo del 10% fissato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il divario tra le diverse aree del Paese rimane ampio e preoccupante: mentre il Molise garantisce cure domiciliari a oltre il 7% degli anziani over 65, l’Abruzzo al 5,8% e la Basilicata al 5%, Calabria, Sardegna e Puglia registrano tassi di copertura dell’1,7%, 2,15% e 2,49% rispettivamente.
Le cure residenziali in Italia
Diversamente dalla maggior parte dei Paesi europei, che tendono a enfatizzare la domiciliarità come luogo privilegiato per l’assistenza sanitaria, in Italia si osserva un aumento del numero di anziani accolti nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA)”, si legge nella sezione dedicata alle cure residenziali e semi-residenziali dell’indagine. I dati relativi al periodo 2017-2023 mostrano infatti un incremento progressivo del numero e del tasso di anziani residenti in RSA. Nel 2023, oltre 400.000 anziani over 65 risiedevano in strutture residenziali assistenziali.**
Anche in questo caso, le differenze geografiche sono marcate: la Provincia Autonoma di Trento riporta il più elevato numero di residenti in RSA, con quasi il 10% degli over 65, seguita da Veneto e Piemonte, entrambe sopra il 5%. Al contrario, Campania, Basilicata, Molise, Sicilia e Puglia non raggiungono l’1%. Complessivamente, 12 Regioni/Provincie Autonome su 21 offrono servizi ADI o garantiscono un letto in RSA a una fetta della popolazione anziana over 65 che oscilla dal 6% all’8%.
Demenze e long-term care
L’ultima sezione dell’indagine è dedicata al rapporto tra demenze e long-term care. Secondo un recente censimento dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia, nel 2023, si contavano più di 1,1 milioni di persone con demenza, di cui circa il 12% risiede in RSA. Molto meno rappresentativi sono i numeri relativi alle cure domiciliari: solo un anziano su tre beneficiario di servizi ADI ha una diagnosi di demenza, e quasi il doppio presenta un deterioramento cognitivo di grado da lieve a moderato.
Oltre 700mila pazienti con demenza (il 64% dei casi prevalenti) non risultano in carico presso strutture sociosanitarie, un dato preoccupante. La spesa totale annua stimata per la gestione e il trattamento dei pazienti con demenza in Italia è di 23,6 miliardi, di cui circa il 63% è a carico dei pazienti e delle loro famiglie, mentre il SSN copre solo il 16%, con il 53% relativo alle cure erogate in RSA.
Questo evidenzia quanto la gestione della demenza ricada principalmente sulle famiglie, sia dal punto di vista assistenziale che economico. “L’indagine di Italia Longeva è un appello a fare di più: misurare il bisogno assistenziale in modo attendibile e standardizzato, investire maggiormente nella ricerca sulla long-term care e trarre spunto da esempi virtuosi di altri Paesi”, conclude il rapporto.
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